Mê Kông la “madre delle acque”: così è generalmente conosciuto il più lungo e importante fiume di tutta l’Indocina. Dalle sue sorgenti sull’altopiano tibetano al suo delta in Vietnam, il Mekong rappresenta un confine naturale di 4.880 chilometri tra altipiani innevati, pianure, foreste, giungle inesplorate, tratti navigabili e cascate inespugnabili.
Il Mekong attraversa sei paesi – Cina, Birmania, Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam – e viene menzionato in quasi tutte le leggende di questa parte dell’Asia. Sulle sue rive esploratori, avventurieri, pescatori, scrittori, giornalisti, e guerriglieri ne hanno scritto la storia, raccontato gli eventi e gestito gli equilibri precari di questa parte di mondo.
Testimone di sanguinose guerre e della rinascita di prospere comunità, rifugio e fonte di vita per gli animali della foresta, il Mekong è capace di raccogliere in un sol nome molti nomi diversi: Dza-chu dai tibetani, Méigōng Hé dai cinesi, Cửu Long dai vietnamiti, Mae Nam Khong dai tailandesi, Tonle Thom in Cambogia, e molti altri ancora. Ma alla fine del suo lungo percorso tra le pagine della storia l’unico nome che rimane impresso nella memoria è solo Mekong, madre delle acque.
DOVE ACCADONO LE COSE
Il MEKONG RIVER JOURNEY comincia alle prime luci dell’alba a Bangkok, in Thailandia, per poi spostarsi a nord dove le sponde del Mekong segnano il confine con il Laos.
Qualche giorno per ambientarsi al ritmo caotico della capitale, all’umido pregnante che ti fa incollare i vestiti bagnati addosso – anche per gli strascichi della stagione dei Monsoni – e per prendere confidenza con la vecchia Bangkok, la Old Town, ricca di storie, di persone, e di topi.
Anche qui protagonista sarà un fiume, il Chao Phraya. Andremo a conoscere chi abita le sue rive, incontrando comunità che a malapena parlano inglese.
Ci sporcheremo cuore e piedi lavorando a KLONG THOEY, quartiere nel centro di Bangkok noto da tempo per la sua baraccopoli, con i suoi mercati, i bordelli, gli streetfood e le stradine malconce.
Questo è solo un preambolo di quanto andremo a scoprire poi, quando puntando verso nord e viaggiando di notte, raggiungeremo NONG KHAI. Da lì seguiremo il corso del fiume e saremo testimoni-narratori delle cose che accadono, andando a comprenderle ancora prima di raccontarle.
E così, con rispetto per la storia raccolta, attraverso la meraviglia dell’incontro e la semplicità della scoperta, potremmo accrescere la nostra esperienza di photoreporter direttamente sul campo.
IL LAVORO SUL CAMPO
MEKONG RIVER JOURNEY è un training on the travel. Significa lavorare sul campo in modo immersivo, a tratti faticoso, sporcandosi mani e piedi, lasciando che la testa resti attiva anche di notte. È pensato e costruito per quei fotografi o reporter che hanno voglia di accrescere la propria esperienza, formazione e competenza nella fotografia documentaria, nel reportage, nel fotogiornalismo, e nella narrazione.
A ogni partecipante verrà assegnato un argomento da sviluppare: un vero e proprio assignment da portare a casa senza scuse. Entrerà così in contatto direttamente con le comunità locali, e vivrà in prima persona le situazioni che poi andrà a documentare.
Con ogni partecipante verrà programmata una traccia/argomento utile per produrre un progetto o servizio secondo la modalità di narrazione che più gli si addice: fotogiornalismo, reportage, narrazione, fino ad approcci più personali, ma sempre tenendo conto anche delle eventuali esigenze editoriali o di redazione. Non ci saranno sconti per nessuno: ognuno dovrà mettersi in gioco per portare a termine il lavoro assegnato.
A chiudere la giornata ogni sera – e a volte anche durante la notte – ci saranno le sessioni di editing del lavoro svolto fino a quel momento, accompagnate da una birra gelata, con ampio spazio dedicato alla discussione e al confronto.
La costante guida di Gabriele Orlini garantirà la giusta direzione nello sviluppo dei progetti e sarà un continuo supporto per ogni partecipante durante il lavoro sul campo.
Un’opportunità unica, quindi, per mettersi alla prova, con tutte le difficoltà e le necessità che un lavoro di questo genere richiede: dalla gestione dei contatti in loco, al viaggio, alla risoluzione degli imprevisti, alla produzione del materiale con tempi spesso molto stretti. Un’occasione rara per sperimentare questa vita con la sicurezza di avere a propria disposizione un photoreporter che queste situazioni non solo le ha già vissute, ma è in grado di padroneggiarle e fornire utili suggerimenti per affrontarle anche quando si è sul campo da soli.
NON È UN VIAGGIO ALL INCLUSIVE o un workshop in cui vi si dice quanto siete bravi.
Qui creiamo persone consapevoli delle proprie capacità, futuri professionisti che sanno tirare fuori risorse inimmaginabili ma che sanno anche quando è il momento di farsi da parte. Non super eroi ma testimoni di storie nel rispetto di chi queste storie le ha vissute.
A CHI È RIVOLTO?
È un workshop ma non lo è. Pensato per una squadra di massimo 4 persone è un’occasione per imparare un mestiere sul campo, proprio come si faceva una volta andando a bottega.
MEKONG RIVER JOURNEY è pensato per un target preciso. Se si vuole un viaggio fotografico all-inclusive, oppure un workshop rilassante questa non è l’occasione giusta. Qui ognuno è responsabile per se stesso e il lavoro sarà tanto: Gabriele Orlini è uno che pretende il massimo da ogni partecipante – e lui stesso dà il duecento per cento come mentore – e a noi piace proprio per questo.
Il partecipante ideale è quella persona – fotografo, videomaker, scrittore, reporter – che non si ferma alla superficie delle cose ma si mette in gioco per toccare con mano e comprendere con la testa i fatti e le storie che andrà a raccontare.
DA SAPERE !!
- Vorresti partecipare ma il periodo è un problema? Parliamone…
- Per partecipare è necessario aver completato il ciclo vaccinale per la Covid-19
- Le info in merito alla Visa e al Thai Pass saranno date le fasi di preparazione
- L’invio del modulo NON È IMPEGNATIVO e vale come proposta di partecipazione
- I candidati saranno contattati entro 24h per fissare una video call