Kikadini | Le parole di Viola Alastra
“Secondo giorno a Zanzibar: il primo giorno in cui mi sento di aver visto qualcosa che mi ha realmente colpito emotivamente. Decidiamo di visitare la scuola primaria e l’asilo.
Devo ammettere che il mio primo pensiero è stato: “che imbarazzo!”.
Appena entrata nella struttura i bambini urlavano e giocavano tra di loro, mi salutavano con far gioioso. Io stavo fuori dalle classi o sull’uscio della porta d’ingresso e scattavo qualche fotografia, esterna, tentando di tenermi a distanza. Ho chiacchierato con la responsabile, visto il suo ufficio e il registro e in seguito sono entrata in un’aula.
Da subito mi sono sentita veramente fuori posto, estranea… tutti i bambini mi guardavano e mi salutavano e io ero evidentemente agitata. Mi metto in fondo alla classe e inizio a parlare con delle bambine tra i 10 e i 12 anni, chiedo loro il nome e loro iniziano a ridacchiare e a dire dei nomi falsi, mi sento sempre più in imbarazzo anche se cerco di sciogliermi e stare tranquilla il più possibile, in modo che anche loro possano stare più serene.
Chiedo il permesso di scattare delle fotografie e si mettono in posa per me, all’inizio anche loro leggermente imbarazzate… gliele mostro subito e iniziano a ridere divertite, era diventato un gioco.
Iniziano ad aprirsi con me e finalmente anche io mi sento più a mio agio.
In quel momento, in cui mi sono leggermente rilassata, vengo travolta dal loro vortice di emozioni e impeto scattando a ciascuna di queste bambine fotografie per farle divertire. Si buttano una sopra l’altra cercando di nascondersi e poi ritornano a chiedere di vedere le fotografie scattate.
Mi sento bene e sopraffatta. Devo ammettere che a un certo punto mi sentivo anche un po’ frastornata. Una delle bambine con curiosità e a gesti mi chiede come funziona la macchina fotografica. Io glielo mostro e lei prova a scattare una fotografia a una sua compagna. Era talmente contenta che saltava dalla gioia. Non ho mai visto tanta felicità e allegria negli occhi di qualcuno.
Tornata a casa riguardo le foto con Gabriele, anche quella scattata dalla bambina, che inquadrava il muro e un pezzo di testa della compagna. A primo impatto ho pensato cavolo peccato, poteva venire fuori una bella foto, ma poi ragionandoci ho capito che quella era la foto più vera e bella in assoluto”
VIOLA ALASTRA, una giovane fotografa di Monza con l’aspirazione di diventare una fotoreporter, è tra i partecipanti del Reportage Training Camp a Jambiani.