Abbiamo chiesto ai nostri autori e al nostro network di rispondere a tre domande su come stanno affrontando questo difficile momento storico. Ecco qui l’intervista ad ALIDA VANNI, fotografa e autrice di DooG Reporter.
C’è una bellezza del mondo, anche banale, che hai riscoperto in questo periodo?
Pandemia. La parola che fa paura! Se dovessi dare un colore alla parola Pandemia sarebbe il marrone. Forse perché questo è un colore che non amo. Ero a Zanzibar prima che tutto succedesse… e qui sono rimasta, bloccata a causa delle varie cancellazioni per il volo di ritorno a Milano. Sembrava lontano il virus… ma anche quest’isola non è rimasta immune, quest’isola che in questa triste pagina della storia è ora tutto il mio mondo.
Non era nei programmi questo lungo soggiorno, non era nei programmi. E qui, con i tempi scanditi dai rumori della natura e dalle grida gioiose dei bambini, potrà sembrare strano, ma sto riscoprendo un’isola che pensavo di conoscere, che ho sempre vissuto nella sua autentica cultura, lontano da quella che molti conoscono come isola turistica, in mezzo alla gente dei villaggi. Un’isola che amo per la sua semplicità, per il suo vivere in sintonia con il tempo e con lo spazio. Un popolo orgoglioso che vive con quel poco che ha ma è felice.
Oggi scopro invece l’isola in tutta la sua fragilità di fronte al mostro che si avvicina, che corre, di fronte all’evolversi di incognite dai possibili esiti drammatici – le strutture sanitarie non sono adatte in circostanze del genere. Rifletto su cosa potrà essere di questa gente, di questo villaggio che mi ha adottato. Posso fare poco, ma forse non proprio poco… posso informarli, posso passare loro le informazioni che ho. Qui radio poche, internet non esteso, TV non se ne parli, qui si va avanti con il passaparola.
E allora su, riscopriamolo questo passaparola, utilizziamolo come fanno loro! Preparo dei volantini dove si spiegano le regole per affrontare il virus, scopro che qualcuno può cucire a macchina delle mascherine con tessuto idoneo, ne ordino tante, le disinfetto e mando dei ragazzi locali a distribuirle alle famiglie con il foglio che ho preparato. Chissà se riusciranno a rinunciare alla loro libertà. Ma voglio crederci! Voglio che il colore marrone della Pandemia qui si trasformi in verde, nel verde delle palme, eleganti nel loro estendersi verso il cielo azzurro… a dare speranza! Anche questo è quello che ho riscoperto, il colore verde.
Come credi la tua professione sia cambiata o cambierà?
Sono distratta sulla fotografia in questo momento! Non mi manca! Non riesco a pensare nel rincominciare, organizzare, progettare, marciare. La vedo come una cosa lontanissima! Sì, lontanissima. Però sono sicura che prima o poi il cuore ricomincerà a pulsare (perché di questo si tratta) e che ritornerà la voglia di rincominciare, organizzare, progettare, marciare. Ho fiducia nella mia professione
Un’immagine, un libro e una canzone che rappresentano per te questo periodo.
Un’immagine che si farà viva nel ricordare questo mio periodo: le tante mascherine stese in ogni dove nella mia casa, appena disinfettate, che aspettano di essere imbustate una per una, per la distribuzione… Un mio piccolo zawadi (regalo) al villaggio