Sotto la guida di Pol Pot, il regime dei Khmer Rossi ha annientato la Cambogia, distruggendo non solo un paese nelle sue fondamenta, ma un intero popolo. Le testimonianze dei sopravvissuti alle atrocità di quegli anni sono fondamentali per non dimenticare.
Nel Mondulkiri, in Cambogia, il legame tra il popolo Bunong e i loro elefanti testimonia un profondo rispetto per la natura, nonostante le difficoltà legate all’espropriazione delle terre e al turismo di massa
Phnom Penh affascina con la sua cultura vibrante e il suo fascino caotico, rivelando una Cambogia ben oltre i percorsi turistici comuni, impregnata di storia e rinascita
In quel freddo silenzio, gli orrori sussurravano tra le mura, ogni respiro denso per il peso delle anime perdute, memorie incise nel sangue e nella disperazione
La pioggia danza sui rami rigogliosi della foresta verde smeraldo, tessendo un legame silenzioso tra Nol e Kropun, dove gli occhi raccontano una cura che travalica il tempo
Ci lasciamo alle spalle Phnom Penh per dirigerci verso le montagne del Mondulkiri, dove il silenzio diventa protagonista e la gentilezza delle persone riflette l’indole del fiero popolo Khmer
A Kampong Cham, mi sono fermato, lasciando che i pensieri vagassero liberamente, sentendo il battito di storie che rimangono, intime e crude, come sussurri nel crepuscolo
Sotto lo skyline del maestoso Sokha Hotel, 250 famiglie Cham scampati al genocidio dei Khmer Rossi più di 40 anni fa vivono di quello che il fiume rende loro