La Muay Thai è senza dubbio la disciplina che rappresenta nel modo più profondo la cultura thailandese. Si crede che abbia avuto origine nel tempio cinese Shaolin, circa nel 200 a.C. e che la sua diffusione possa essere attribuita ai monaci buddhisti indiani. Ma come spesso accade in questi casi, la certezza delle sue radici si perde nell’oblio e nel mistero di un passato lontano e travagliato.
Questa pratica, intimamente legata alla storia del paese, ha prodotto formidabili combattenti e relative leggende, tanto da diventare famosa anche all’estero con il nome di Thai Boxe o Thai Boxing. Si tratta di un’arte marziale a contatto pieno ed è conosciuta come l’arte delle otto armi perché consente di usare combinazioni di pugni, calci, gomitate e ginocchiate.
La fase preparatoria al combattimento è per l’atleta una parte fondamentale. Il combattente, infatti, esegue dei rituali per trovare la concentrazione e il favore degli spiriti.
Diventare guerrieri con la Muay Thai
Ancora oggi, nella frase che l’allenatore pronuncia al Nak Muay (praticante) prima del combattimento si ritrovano retaggi della tradizione, della superstizione e della cultura thailandese: “da uomo diventi guerriero”. E questo non avviene soltanto negli stadi più importanti di Bangkok o nelle palestre più frequentate, ma anche nei muban (quartiere) della periferia.
Vicino all’aeroporto di Chiang Mai, nella palestra dell’allenatore Kanchai Chang-ngoen, i ragazzi del quartiere imparano la Muay Thai fin da bambini per diventare, un giorno, dei guerrieri.