Posso dire che l’impatto più forte che fino ad ora io abbia avuto con la Thailandia sia passato attraverso l’acqua, fin dal primo momento in cui ho messo piede giù dall’aereo. Sono atterrata in una Bangkok bagnata dalla pioggia e anche in seguito, nei giorni successivi, ha continuato a piovere quasi ininterrottamente. Del resto siamo nella coda del monsone e le temperature sono molto elevate, quindi queste giornate tailandesi sono un misto di pioggia, umidità e sudore che si alternano in un ciclo continuo. Ma l’acqua qui prende significati e sfaccettature diverse a seconda di ciò che si cerca e si percepisce, e man mano che passano i giorni ci si fa sempre più caso. Bangkok è una città d’acqua e i canali del Chao Phraya la riempiono come un cuore pulsante allo stato liquido. È proprio su questo cuore che si forgia l’identità di questo popolo, un’identità fatta di serenità, allegria e gentilezza, ma anche dell’enorme forza che serve per adattarsi alla difficoltà della vita nella stagione umida.
Un giro in barca sul Chao Phraya, nato come esercizio di stile fotografico e fatto in uno dei rari momenti senza pioggia, diventa un’occasione per osservare dal centro del fiume, a rispettosa distanza, uno spaccato del quotidiano di questi esseri umani sugli argini che attraversano Bangkok. Palafitte di legno poggiate direttamente sull’acqua, corredate da ponticelli pericolanti e chiuse da tende grezze che servono a mantenere un minimo di privacy dagli occhi curiosi come i nostri, abitate da uomini e donne che sonnecchiano, lavorano, osservano e vivono la loro vita in perfetta armonia con l’acqua e col cielo, con tutta la fatalità di chi è abituato a ripulire periodicamente la propria casa dai detriti portati dal monsone. Osservandoli col filtro occidentale non è possibile evitare di chiedersi come sia possibile per loro sapere che tutto ciò che hanno potrebbe essere spazzato via dalla violenza dell’acqua e ugualmente continuare con la loro vita come se nulla fosse, senza preoccuparsene. Man mano che passano i giorni, però, si scopre qualcosa in più e ci si accorge che ogni minuto in cui ci guardiamo intorno con il cuore riusciamo a comprendere un po’ di più la città e i suoi abitanti, la loro filosofia, il loro modo di vivere e la loro anima, liquida, tranquilla e forte come il fiume che li tiene in vita.