Strade interminabili di terra rossa alternate a tratti d’asfalto. Traffico di pedoni, motorini, camion, biciclette, taxi e auto. Siamo a Ouagadougou, in Burkina Faso. Una città che ai nostri occhi occidentali sembra eccessivamente caotica e inquinata, ma che ha una sua logica per chi la vive. Ed è proprio attorno a ruote e motori che fa leva una delle tante forme dell’economia sommersa di Ouagà, come la chiamano i suoi abitanti. Oltre ai rivenditori di pezzi di ricambio si incontrano decine e decine di gommisti e meccanici. Uno dei tanti, ma forse il più singolare di tutti, è il Garage Saint Michel de SIC (acronimo di Suore dell’Immacolata Concezione), a Tampouy, nella periferia nord della città. Lo è perché gestito da una donna, meccanico, nonché suora: Alphonsine. Una rarità questa in un paese come il Burkina Faso, considerato la terra degli ultimi, sempre in fondo a qualsiasi impietosa statistica, ma soprattutto dove la parità di genere è ancora solo un miraggio.
Suor Alphonsine: la vocazione e la passione per i motori
Suor Alphonsine è burkinabè, nata il 29 Gennaio del 1977 a Pabrè, un piccolo villaggio nella provincia di Kadiogo. È cresciuta in una famiglia cattolica assieme a due sorelle e tre fratelli dove le difficoltà erano all’ordine del giorno. Ancora molto giovane – aveva solo nove anni – mentre frequentava la scuola primaria ha iniziato a sentire la vocazione. Inizialmente è stata coinvolta da una compagna di scuola che le raccontava delle sue attività parrocchiali, dei momenti di preghiera in casa sua. Ed è con lei che ha cominciato ad andare a messa ogni domenica. «Mi piaceva ascoltarla», mi racconta in francese «e andare a messa mi faceva stare bene, ero in pace». Per Alphonsine la preghiera era diventato uno dei momenti più importanti della giornata.
Ottenuto il CEPE, il certificato di studi primari, ha fatto il test per accedere all’Aspirat St. M. Goretti di Tampouy, superandolo con successo. Questa è una scuola cattolica gestita dalle suore dell’Immacolata Concezione, con ginnasio femminile della durata di cinque anni. «L’educazione scolastica all’Aspirat, assieme alla disciplina e all’etica», racconta suor Alphonsine, «erano molto curate, venivano insegnate quasi tutte le principali materie: francese e matematica, storia e geografia, diritto, biologia, anche se io preferivo le materie più tecniche e pratiche». Durante il periodo all’Aspirat, Alphonsine ha continuato ad alimentare la sua fede, sempre più affascinata dal Vangelo e riscontrando nella vita religiosa un vero e proprio richiamo alla felicità. Dopo essersi diplomata è partita alla volta di Guilongou per un’esperienza vocazionale. Vi è rimasta un anno, per poi tornare a Pabrè e intraprendere il noviziato. Nel 2001 ha infine preso i voti perpetui.
In quell’anno Alphonsine si è contraddistinta per la sua bravura e ingegnosità nei lavori manuali. Un giorno, per esempio, ha realizzato con estrema facilità un mulino artigianale a motore per macinare i cereali. Questo le ha permesso di essere notata da Michel Pillot, un prete francese fondatore di diverse associazioni umanitarie in Burkina Faso, il quale ha riconosciuto in lei una grande dote, invitandola a non sottovalutarla. Con il suo supporto suor Alphonsine ha preso la patente e una volta al volante, la sua passione per i motori non ha avuto più limiti.
Nasce il Garage Saint Michel de SIC
Suor Alphonsine pensava spesso al suo paese, Ouagadougou, e ai suoi innumerevoli problemi. In particolare pensava a tutti gli incidenti stradali che accadevano, imputabili a una combinazione di fattori diversi: strade in pessime condizioni, mancanza di illuminazione, scarsa abilità nella guida, ma anche a veicoli in condizioni riprovevoli. In Burkina Faso prospera il mercato delle auto di seconda mano, molte delle quali sono vecchie carrette sgangherate e da rottamare, dismesse dall’Europa. Per suor Alphonsine poteva quindi essere il luogo ideale per la sua professione di suora e meccanico allo stesso tempo.
Ha studiato seriamente due anni, ottenendo il diploma “en meccanique de automobile” con il massimo dei voti. Durante questo periodo, sempre grazie all’aiuto di padre Michel Pillot, ha fatto praticantato in una carrozzeria per imparare il mestiere. L’unica donna burkinabè, e per di più suora, con un titolo del genere. Un terreno di prova difficile per suor Alphonsine. In un paese dove le donne vivono sospese tra desiderio e paura di cambiare, tra tradizioni radicate e diritti ancora da conquistare. Eppure Alphonsine, la suora meccanico, ce l’ha fatta anche in un paese così ostile. Padre Michel Pillot è stato il primo a darle fiducia, riconoscendo nelle sue considerazioni e soprattutto nelle sue capacità, un presupposto più che valido per mettere in piedi una piccola impresa con a capo lei stessa.
Il 10 Marzo del 2009 è stato così aperto il Garage Saint Michel de SIC. All’inizio c’erano solo lei e altri tre operai. Un’officina con a capo una suora meccanico ha suscitato da subito molta curiosità, tanto che, come lei stessa racconta «venivano e vengono tutt’ora a vedere se è vero». Ma oltre ai curiosi, ha attirato anche tanti giovani in cerca di lavoro. Al punto che l’officina oggi conta ventidue persone: lei, un guardiano notturno, sette meccanici, un elettricista, quattro addetti alla carrozzeria e otto alla verniciatura. I collaboratori di suor Alphonsine percepiscono regolarmente uno stipendio mensile di 35.000 franco CFA, pari a circa 50,00 euro al mese. A questi si aggiungono diversi giovani apprendisti che pagano l’affitto del posto per imparare il mestiere.
Una vocazione sentita due volte
Il lavoro di Alphonsine oggi è prevalentemente quello di amministrare, coordinare e organizzare il lavoro. Generalmente effettua una diagnosi dei problemi che le auto presentano, decidendo poi assieme ai suoi collaboratori il da farsi. Ma è in grado anche di “sporcarsi le mani”, e non si tira indietro nel farlo. Tra una fattura e l’altra è sempre vigile e attenta per dare supporto al suo staff. Uscita dal suo ufficio, è solita legare un fazzoletto attorno al velo, rimboccarsi le maniche e, tra una chiave inglese e un compressore, insegnare ai suoi apprendisti tutto quello che sa sui motori.
«Tutti siamo chiamati a fare qualcosa» conclude, «basta saper ascoltare. La vocazione è l’unione di amore e passione, io l’ho vista e sentita per Cristo e in Cristo. A questi sentimenti vanno poi ad aggiungersi esperienza e talento, che Lui ti sussurra e ti insegna a vedere. Io la vocazione, è come se l’avessi sentita due volte».