Capoluogo dell’omonima provincia, si trova sulle rive del possente fiume Mekong, a nord-est della capitale Phnom Penh.
Kompong Cham (o Kampong Cham), letteralmente Porto dei Cham, è un luogo traboccante di storia: non solo vi si trovano alcuni edifici che testimoniano il periodo coloniale francese, ma qui vivono i Cham, la più numerosa minoranza cambogiana, di fede mussulmana.
I Cham
I Cham sono gli eredi dell’antico regno di Champa, sorto nel VIII secolo lungo le coste meridionali del Vietnam.
La situazione è più complessa di così ma attualmente possiamo identificare tre principali gruppi Cham: i Cham propriamente detti, arrivati qui nel 1471; i Cham Sot, discendenti della famiglia reale e del loro entourage che giunsero in Cambogia nel XVII, e i Cham Chvea, mercanti provenienti da Giava e Sumatra.
I Cham Sot rappresentano il 10% dell’intera popolazione Cham (circa 30.000 persone).
A differenza degli altri gruppi, i Cham Sot pur essendo Sunniti, praticano un islam diverso dagli altri Cham, per influenza dell’induismo. Questo si traduce, tra le altre cose, nel pregare solo al venerdì (e non 5 volte al giorno come vuole l’ortodossia islamica) e nel lasciare volontario il pellegrinaggio alla Mecca.
Inoltre, sono gli unici a usare ancora l’antica lingua Cham.
Durante il regime di Pol Pot, i Cham furono duramente perseguitati: il 36% della popolazione Cham morì tra 1975 e il 1979.
I Khmer rossi tentarono di cancellare completamente la loro cultura impedendo loro di parlare la lingua Cham, distruggendo il Corano, obbligandoli a mangiare maiale e disperdendoli in campi di lavoro in tutto il paese.
Attualmente i Cham sono liberi di praticare la propria religione, anche se la lingua Cham non è ufficialmente usata nelle scuole statali.
I Cham vestono tutt’ora in modo peculiare: le donne portano lunghe chiome e coprono il capo con il velo mentre gli uomini indossano lo zucchetto e spesso portano lunghe barbe.
Il villaggio e l’area di Kompong Cham è parte del programma della masterclass Cambogia 2019