Il riposo tra storia e leggenda

Il Cementerio de la Recoleta è uno dei cimiteri più importanti del mondo. Costruito nel 1822, custodisce storie e misteri dei suoi abitanti.
di Alida Vanni
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Recoleta | ©Alida Vanni, 2018
Xperience nell' Academy Buenos Aires Streets

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Recoleta Cemetery, Junín, Città Autonoma di Buenos Aires, Argentina

Dimore in stile francese, bar, ristoranti, parchi fiorenti, un passato aristocratico. Il quartiere della Recoleta, a Buenos Aires, è la vera Parigi del sud. Un barrio ambivalente: da una parte la vita, dall’altra la morte. 
È qui che sorge uno dei cimiteri più belli e importanti del mondo: il Cementerio de la Recoleta (in italiano, Cimitero della Recoleta), costruito nel 1822. Dentro le sue mura sono racchiuse le storie – e i misteri – della vita e della morte di donne e uomini, giovani e vecchi, poeti, arditi, eroi, atleti, presidenti, …

Ma è solo questo? Il tema può apparire triste o addirittura macabro. È sicuramente un grande cimitero monumentale, con sepolcri e tombe lussuose in stile vittoriano, in cui sono custodite le spoglie di personaggi storici o famiglie importanti. 

Ospiti illustri

Tante le storie che si raccontano e che commuovono, come quella di Rufina Cambacérès (1883 – 1902), nata in una famiglia benestante, fu colta da un attacco epilettico e, creduta morta, venne sepolta. Pochi giorni dopo, però, un guardiano trovò il coperchio della bara di Rufina spostato e all’interno la povera giovane donna morta per asfissia con ferite alle mani. Aveva cercato con le unghie di aprire il coperchio della bara per uscire. Questo fu uno dei primi casi di epilessia verificatosi e quindi non è stato purtroppo riconosciuto.

C’è poi la tomba di Liliana Crociati, di origine italiana, morta nel 1970 sommersa da una valanga ad appena 26 anni. Viene ritratta in un’imponente statua con accanto il suo fedele cane Sabù. E ancora, il premio Nobel per la chimica Luis F. Leloir, e la nipote di Napoleone Bonaparte, Isabel Walewski Colonna. Una tomba verticale in marmo è la dimora eterna del militare e politico Facundo Quiroga. Morto nel 1835, le sue ultime volontà furono di essere sepolto in piedi. Una leggenda questa, ma che è stata verificata nel 2004.

Recoleta | ©Alida Vanni, 2018

La tomba di Evita Perón

Una delle “residenti” più illustri è sicuramente Evita Perón, first lady argentina e seconda moglie del Presidente Juan Domingo Perón, scomparsa per un tumore nel 1952 a solo 33 anni. La tomba di Evita Perón non spicca certo per maestosità, ma la storia della sua sepoltura nel Cimitero della Recoleta è ancora oggi avvolta nel mistero.

Durante il regime militare il suo corpo venne fatto sparire dall’Argentina perché non fosse idolatrata. Con l’arrivo della democrazia, sembra che la salma di Evita sia tornata qui, nel pantheon della famiglia Duarte. Ufficialmente si dice che dal 1956 fino al 1971 la salma di Evita sia stata messa a riposo nel Cimitero Monumentale di Milano. Ma si dice anche che potrebbe essere stata in quello di Campagnano vicino a Roma. Voci insistenti affermano invece che Evita Peron sia sepolta tutt’oggi nel cimitero di Dalmine. In tutti i casi sotto il falso nome di Maria Maggi De Magistris. Un grande mistero del Novecento, questo, destinato probabilmente a non risolversi mai, per i molteplici interessi che lo accompagnano.

L’altra faccia del Cimitero della Recoleta

Aspetti attraenti e oscuri caratterizzano la storia del Cimitero della Recoleta. Ma il fascino più grande non risiede nella maestosa arte dei sepolcri di lusso quanto piuttosto nelle tombe frantumate, bare scoperchiate ricoperte di ragnatele e lasciate al totale abbandono, polvere, macerie vasi rotti, fiori secchi, tessuti indeboliti e stanchi. Il tutto è un’amalgama di colori che s’immergono in un atmosfera color pastello, diventando dei veri e propri antichi dipinti.

Testo e Foto:  Alida Vanni
Testo originale in Italiano - Traduzione interna
Argentina
Recoleta Cemetery, Junín, Città Autonoma di Buenos Aires, Argentina
DooG's Autore
Alida Vanni
Italia
Photo | Videomaker

© Portfolio - Il riposo tra storia e leggenda

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