Sono passati poco più di due anni dalla morte di mio padre e inizio solo ora a fare un po’ d’ordine, dentro e fuori di me.
Quando scompare una persona così presente spesso si dice che ha lasciato un grande vuoto.
Invece mio padre è riuscito a riempire tutto quanto, non ha lasciato uno spazio minimo tra i suoi insegnamenti, le sue mancanze, il suo spirito, il suo esempio.
A casa c’è un locale pieno dei suoi attrezzi da lavoro. Accatastati per anni, alcuni sono appoggiati sul bancone in legno, impolverati e disordinati. Altri sono arrugginiti, ammaccati o mal funzionanti. Ma tutti, per qualche strano motivo, sembrano essere utili.
Un giorno, distante da casa e mentre parliamo d’altro, il mio amico Gabriele mi dice “se hai in mano un martello vedrai solo chiodi; se hai un martello e un cacciavite inizierai a vedere chiodi e viti, e così via (…)”
Ecco le parole che non trovavo per descrivere la profonda semplicità dell’insegnamento ricevuto. Ho avuto in eredità degli strumenti preziosi, e sono moltissimi.
Ora devo soltanto usarli.
Sul banco da lavoro ci sono attrezzi per fissare, misurare, decorare, tagliare, pitturare, battere, levigare, abbattere e chissà quante altre prospettive che ancora non riesco a cogliere.
Io, per il momento, li sto riordinando.
E sono sicuro che saranno, in qualche modo, utili.