Ogni giorno nel quartiere Skid Row di Los Angeles vivono circa 17000 senzatetto. Si tratta della più grande concentrazione di homeless degli Stati Uniti. La contea di Los Angeles è in cima alla classifica nazionale: qui ci sono quasi 70000 senzatetto. Le tendopoli sono così diventate luoghi comuni sotto i cavalcavia delle autostrade, lungo le strade dei quartieri ricchi così come di quelli poveri.
Purtroppo è fin troppo disumanizzare queste persone. Esiste un livello di separazione che viene creato da chi passa in auto, attraversa la strada per evitare qualcuno che chiede aiuto, o gli intima di spostarsi altrove.
Il 4 luglio 2016, giorno dell’Indipendenza e festa nazionale negli Stati Uniti, mi sono recato a Skid Row per documentare questa terribile situazione. Come sfondo, ho usato una grande bandiera americana capovolta. La bandiera capovolta è un simbolo di sofferenza. Mentre appendevo la bandiera, due uomini si sono avvicinati. Uno era su una sedia a rotelle. Erano veterani dell’esercito e mi hanno chiesto se conoscevo il significato della bandiera capovolta. Ho risposto: “Sì, basta guardarsi intorno. Siamo in difficoltà”. Una volta capito quello che volevo fare, mi hanno chiesto se potevano essere i primi a posare.
Da quel giorno, la tragedia della crisi dei senzatetto non ha fatto altro che aggravarsi, esacerbata dalla proliferazione di droghe di strada come il fentanyl e la metanfetamina, oltre che dalla pandemia di Coronavirus che a molti è costata la vita. È un problema complicato che si interseca con numerose questioni sociali: salute mentale, dipendenza, costo della vita, opportunità economiche e disuguaglianza di reddito. Los Angeles è una di quelle città in cui il divario tra chi ha e chi non ha è fra i più alti al mondo.
Uno dei primi soggetti che volontariamente ha posato per me era vestita con un bikini con su stampata la bandiera americana. Mi ha chiesto di comprarle una bottiglia d’acqua. Dopo averla fotografata le ho dato un dollaro e se n’è andata. Poco dopo è ricomparsa con un megafono e ha annunciato che avrei offerto un dollaro a ogni persona disposta a posare per me. Ben presto si formò una fila intorno all’isolato. Uno dei miei soggetti preferiti è stata la Reefer Girl, una ragazza che fumava una canna e incoraggiava gli altri a posare.
Nel corso di un’ora e mezza ho dato via 100 dollari e scattato quattrocento fotografie. Le immagini rivelano uno spaccato a tutto tondo degli abitanti di Skid Row: bambini che giocano, veterani orgogliosi di aver prestato servizio, coppie che oziano, padri e figli che conversano, individui vestiti in modo da dichiarare la propria personalità attraverso abiti che non avevo ancora visto. Sembravano smarriti, felici, arrabbiati, pensierosi e umili. Mi ha ricordato che la mancanza di una casa non definisce una persona. La loro vita, le circostanze e forse anche forze al di là della loro capacità di controllo possono averli portati su questa strada. Ma ogni persona ha una storia che merita di essere condivisa.
Quando due settimane dopo sono tornato per distribuire le stampe fotografiche che avevo promesso ad alcuni di loro, ho ritrovato molte delle persone incontrate quel giorno. Altri però non c’erano più. Un finale purtroppo degno di un tragico ciclo di povertà.
Le foto sono visibili in un piccolo libro di immagini, intitolato We Are Not OK, e in un cortometraggio. Continuo a lavorare su questo progetto fotografando i veterani senza casa e quelli ospitati in alloggi messi a disposizione dallo stato.
Il Libro | We Are Not Ok: Photos from Skid Row LA – ©Ave Pildas
https://www.smallphotobooks.com/bookstore/we-are-not-ok-photos-from-skid-row-la
Ave Pildas ha festeggiato il compleanno degli Stati Uniti d’America con i senzatetto del centro di Skid Row a Los Angeles, CA