Il solo modo per accedere agli scafi è tramite strette delle passerelle, molto flessibili, che collegano le sponde al fiume. Su di esse, occorre avanzare lentamente, un passo in fila all’altro, stando ben attenti a non perdere l’equilibrio. Mentre tento di salire su diverse imbarcazioni, noto che le persone mi guardano sorridendo, con un misto di divertimento e preoccupazione, quasi aspettandosi che caschi in acqua da un momento all’altro. Ma appena le distanze si accorciano, i loro volti si aprono a un’espressione di sorpresa, che lascia subito spazio a una calorosa accoglienza.
Una volta a bordo, è usanza togliersi le scarpe, come si farebbe entrando a casa di un caro amico, in segno di rispetto e gratitudine. A piedi nudi, ci si sente più a proprio agio sulle ruvide superfici di legno che, al contatto con la pelle, offrono una presa sicura rispetto alle suole in gomma. Su ogni barca vivono poche persone: un uomo, una donna o giovani famiglie con cui, pur senza parole, ci si intende facilmente. Basta un cenno del capo per essere accolti, invitati a condividere un pasto semplice, accompagnato da sorrisi e sguardi che creano un’immediata fiducia reciproca.
Salire su una barca è sempre un’esperienza affascinante, ma qui, lungo il Delta del Mekong, assume un significato unico. Essere accolti a bordo, in cabine velate da tessuti di colori sgargianti, trasmette la sensazione di entrare in uno spazio che, per chi vi abita, può rappresentare il tutto: un rifugio, un lavoro, una casa. Un’intera esistenza raccolta in uno spazio essenziale, in cui sentirsi accolti e al sicuro.Ogni imbarcazione è unica, costruita su misura per i suoi proprietari e accomunata dagli occhi dipinti sulla prua: un’antica tradizione che nei secoli ha protetto i navigatori dagli spiriti del fiume. Gli scafi più grandi trasportano spesso materiali da costruzione, come sabbia e laterizi, indispensabili per i lavori lungo le rive, mentre quelli più piccoli trasportano alimenti freschi e prodotti artigianali, destinati alla vendita nei tradizionali mercati galleggianti. Così, da Est a Ovest, le imbarcazioni attraversano confini tracciati dal Mekong, trasportando merci di ogni genere dai Paesi vicini, come Thailandia, Laos e Cambogia.
Muovendosi in barca, dalla cabina, alla stiva, fino ai piccoli ripostigli destinati agli spazi più intimi, come quelli dedicati alla preghiera, ci si ritrova immersi in un piccolo universo, che sembra richiedere la stessa cura e attenzione di un essere vivente. È uno spazio raccolto, dove si vive in armonia con il lento e gentile fluire del Mekong, condotti da una vita esposta e leggera, vissuta con una straordinaria normalità. È un’esistenza che va accolta così com’è, lasciandosi cullare, e sapendo ascoltare quei battiti silenziosi che solo chi si trova nel ritmo di una corrente sa cogliere: una brezza improvvisa che annuncia un temporale, o uno scricchiolio che richiama ad un ‘ordinaria manutenzione.
Una vita galleggiante, maestra di delicatezza e tenacia, e forse proprio per questo così profondamente degna di essere vissuta.