Abbiamo chiesto ai nostri autori e al nostro network di rispondere a tre domande su come stanno affrontando questo difficile momento storico. Ecco qui l’intervista alla fotografa e autrice di DooG Reporter JOYCE DONNARUMMA.
C’è una bellezza del mondo, anche banale, che hai riscoperto in questo periodo?
Più che riscoprire, ho approfittato della mia nuova condizione per rafforzare il legame con una bellezza essenziale: la natura. L’isolamento mi ha spinto a cercare la libertà lontano dai luoghi del quotidiano. Una fuga verso grandi spazi verdi, boschi e montagne. Con Teti, la mia cucciola sempre al mio fianco, ci perdiamo ore alla ricerca di fiori e piante aromatiche da raccogliere e conservare. Un’arte antica, radicata nella tradizione popolare del paesino in cui vivo. Un paesino tanto piccolo da far apparire lontani i problemi del mondo. Quasi dimentico l’anomalo periodo che stiamo attraversando.
Riesco ad assaporare ogni giorno una piccola ‘rivoluzione’ che consiste nel togliere più che aggiungere, rallentare. Dare valore al silenzio, al tempo, alla fragile dolcezza del mondo.
Come credi la tua professione sia cambiata o cambierà?
Millard Meiss nel suo saggio sulla pittura a Firenze e Siena nel 1300 dopo la peste nera, parla del brusco effetto regressivo che ha subito l’arte a seguito dell’epidemia. Questa analoga esperienza vissuta oggi che “lascerà senza dubbio una traccia profonda nelle emozioni, nei comportamenti e nell’immaginazione (cit. Michele Smargiassi) cambierà anche il modo di fare fotografia? Non oso azzardare una risposta, mi fermo alla soglia della domanda. È ancora presto per dire quanto e in che modo la pandemia influenzerà il nostro lavoro e la stessa visione del reale. In questo momento penso alle conseguenze della negata libertà di muoversi nel mondo, alle infinite storie ancora da raccontare, a come reinventare la nostra professione nei limitati spazi in cui saremo obbligati a vivere.
Un’immagine, un libro e una canzone che rappresentano per te questo periodo.
Immagine: rischierò di ripetermi, ma ancora una volta è la natura a riempire i miei occhi. La resilienza delle piante che ogni giorno osservo nell’apparente immobilità riappropriarsi dei propri spazi è l’immagine che mi dà forza e serenità. Come edera che nasce dal cemento, il mondo non si è fermato e neanche noi.
Libro: cercando tra i libri nuove letture, ho ritrovato Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway. L’ho sfogliato e riletto le frasi che avevo evidenziato. Raccontavano di solitudine e coraggio, di lotta alla sopravvivenza a cui nessuno può sfuggire, di confronto e connessione tra uomo e natura. Mi ha emozionato, come la prima volta.
Musica: Fabio, il mio vicino di casa, nonché grande amico, è un musicista. La chitarra è il suo strumento ma da qualche mese si è appassionato al violoncello. Passa intere giornate a suonare ed esercitarsi, coinvolgendo anche me in questo suo nuovo amore. È lui a riempire i silenzi delle mie giornate. Dalla sua stanza una melodia graffiante riecheggia nelle strade deserte, riempiendole di nuova vita. Mi tiene compagnia e raramente mi sento sola.