La storia che vi racconterò parla di un’amicizia profonda, di musica e natura, di tecnologia e di richiami atavici, di donne e uomini, e della loro interconnessione con il sistema complesso e difficilmente decifrabile delle api. Azzurra Fragale è sound engineer, sound designer e regista. Marna Fumarola è una violinista di grande esperienza e fama. Le loro strade partono da luoghi e contesti lontani per poi convergere in un punto esatto dello spazio e del tempo, e consolidarsi in un’unione unica che dura tuttora.


Il primo incontro avviene quando Azzurra, giovane allieva della Scuola APM di Saluzzo, sta svolgendo uno stage come tecnico del suono in Toscana. Marna arriva lì per una registrazione e subito tra le due nasce una connessione. Negli anni successivi, quando Azzurra si trasferisce in Toscana, le due si ritrovano in nuovi progetti e iniziano a lavorare insieme con continuità. L’affinità personale cresce accanto a quella artistica.
Condividono una visione del mondo simile, valori, curiosità verso il suono, natura e relazione. E così diventano amiche intime, oltre che compagne di ricerca. In poco tempo la collaborazione diventa stabile. Azzurra lavora come fonico per il Quartetto Euphòria, fondato da Marna, e segue il gruppo in produzioni teatrali e musicali complesse. Sono anni di intersezioni, sperimentazioni e condivisione degli stessi orizzonti umani.

L’arrivo delle api nelle loro vite
La svolta arriva grazie all’incontro con persone che hanno portato la musica… in apiario. Per Azzurra, la porta d’ingresso è l’amico sassofonista Vittorio Catalano, che aveva deciso di dedicarsi anche all’apicoltura. Azzurra inizia a seguirlo in apiario, imparando, osservando, registrando tutto con il suo registratore portatile. Già allora stava raccogliendo archivi sonori, geofonie, biofonie e antrofonie.
Per Marna, la folgorazione passa attraverso Letizia, un’amica che aveva appena terminato un corso per diventare apicoltrice, e con cui crea un piccolo apiario in Toscana. Il giorno in cui Marna apre un’arnia per la prima volta, il suono dell’alveare la investe completamente. Da quel momento, lo studio del linguaggio sonoro delle api diventa parte della sua ricerca musicale.


La nascita di Tobees
Nel 2019 Azzurra viene chiamata dal musicista Alessio Mosti per registrare un disco in una casa di campagna. Serve un violino, e Azzurra chiama Marna. Dopo le sessioni, i tre si ritrovano a parlare di insetti, api, suoni e sintetizzatori. Alessio è appassionato di ragni e lavora ad alti livelli con sintetizzatori modulari. È in questo contento che nasce il primo nucleo di Tobees. Inizialmente la musica è più concettuale, contemporanea, vicina alla ricerca sonora più estrema.
Successivamente, per scelte personali e professionali, Alessio esce dal progetto e la formazione si riduce a due persone, rafforzandosi però nell’identità. Azzurra e Marna ripensano radicalmente la direzione del progetto. Vogliono una musica meno concettuale, più immersiva. Vogliono abbandonare la cerebralità per tuffarsi nella connessione sensoriale. Vogliono dare attenzione alle persone e all’esperienza. Vogliono uscire dal laboratorio per abbracciare la natura viva.
Marna inizia a suonare direttamente alle api una serenata gentile, rispettosa, un’azione che già compiva abitualmente con le sue arnie.
Azzurra sviluppa un sistema complesso di microfonazione: microfoni direzionali, binaurali, a contatto, campionatori, sintetizzatori.
Il progetto cambia pelle ed è così che nasce ufficialmente “Tobees – sonorizzazioni per la biodiversità”.



I concerti in apiario
Il cuore della musica delle Tobees è la sonorizzazione in apiario. Si tratta di concerti all’aperto con 30–50 spettatori, tutti dotati di cuffie wireless, e immersi nel paesaggio sonoro dell’alveare. Le cuffie sono utili sia per non disturbare le api che per isolare l’ascolto, e non inquinarlo con suoni antropici.
Azzurra registra e manipola in tempo reale il suono di questi meravigliosi insetti impollinatori e della natura che li circonda. Marna, facendosi trascinare dal suono prodotto da Azzurra, si inserisce con il suo violino, cesellando note e frasi musicali, creando un connubio magico tra natura e uomo, tra elettronica e strumenti musicali antichi.
È un rito sensoriale.
Un ascolto profondo, quasi tridimensionale
Un viaggio intimo dentro l’alveare e dentro l’anima di ognuno di noi.