Roma, 29 gennaio 2020
Ho più volte pensato e affermato che “il viaggio comincia quando – alle tue spalle – chiudi la porta di casa”. E se questo è sempre stato vero nella mia mente, chi invece ha l’onere di vivermi nel quotidiano ha, quasi certamente, un’opinione molto diversa.
Ho le mie regole su quando preparare la sacca e come prepararla, che accade solo ed esclusivamente dopo aver selezionato e verificato tutta l’attrezzatura. I documenti da portare, dove sistemarli e in quale ordine; per sapere dove trovarli senza perdere tempo.
Faccio tutto con molta calma, in silenzio. Il giorno prima della partenza.
Non c’è un’emozione che possa distrarre o modificare quello che ormai considero un rito. E come tale, ecco che la preparazione e la chiusura di quella porta che decreterà l’inizio del viaggio si trasforma serenamente in una liturgia laica, mai blasfema.
Questo viaggio, però, ha un sapore diverso.
Questo viaggio – e quindi il lavoro che andremo a fare – nasce da molto più lontano. Sono serviti due anni per pianificarlo, per prepararlo, per creare quelle condizioni in termini di geografia, di contatti, di relazioni, di partecipanti pure, affinché si potesse, oggi 29 gennaio 2020, chiudere quella porta alle nostre spalle e cominciare questa straordinaria avventura umanitaria insieme agli uomini e alle donne di MotoForPeace.
Il nostro compito – come DooG Reporter – sarà quello di raccontare loro e quello che stanno facendo nel continente sudamericano.
Il mio, come semplice uomo, sarà quello di viverlo al meglio nel rispetto della terra e delle genti che lo abitano, di coloro hanno il diritto delle parole di Maruja Torres quando lo chiama Amòr America.