Senza voler scomodare Cervantes dove il suo Don Chisciotte scambiò i Mulini a vento per minacciosi giganti dalle lunghe braccia, ho sempre guardato questi moderni mulini – le pale eoliche – come dei giganti silenziosi.
Certamente meno minacciosi e poetici di quelli nati nella follia del cavaliere errante sotto lo sguardo accondiscendete ma rassegnato del fido scudiero Sancio Panza, ma non meno meritevoli di rispetto per la loro maestosa – e silenziosa – presenza nell’infinito di molti dei panorami che ho calpestato nel tempo.
Sono passati quasi 30 anni quando le loro lunghe braccia e il loro corpo snello sapevano rapire il mio sguardo nei sinuosi profili delle alture bavaresi.
E li ritrovai lì, anch’essi eleganti e silenziosi – seppur mai minacciosi – nelle campagne francesi e in quelle olandesi. Sono stati la Stella del Sud in Terra nei deserti del Cile e hanno cadenzato il mio passo affaticato e affannato sul Mirador Alto del Perdón nella Navarra spagnola durante il mio Camino verso Santiago.
Moderni mulini che del vento ne fanno tesoro… che dal vento, fendendolo con un silenzioso quanto armonioso sibilo, ne traggono respiro. E la poesia – seppur meno nobile di quella di Cervantes – crea nel loro lento movimento il ritmo del tempo che li rende guardiani.
Qui a Bac Lieu, sul Delta del Mekong, dove la Madre delle Acque trova il suo riposo dopo quasi 5mila km di viaggio attraverso 5 paesi del SudEst Asiatico, di fronte l’immensa – quanto silenziosa – distesa di pale in lento movimento, riesco a rievocare tutti gli istanti in cui questi Giganti dalle Lunghe Braccia hanno accompagnato alcuni dei passi che mi sento di voler ricordare.
Sono stati i Guardiani di un Tempo (il mio) e di chi ha scelto di voler essere Errante ed errare.
Come un pazzo Don Chisciotte, ma che della poesia ne ha fatto voce.