In un mondo dove i confini sono sempre più delineati, mi chiedo che cosa accadrebbe se decidessimo di provare ad attraversarli con i nostri stessi piedi.
In questa storia, la linea di confine è la soglia di una casa, un cancello fatto di rete, una serranda semiaperta, una finestra illuminata. È una storia che si racconta da sè, a bassa voce, con gli occhi carichi di emozioni.
È la storia degli abitanti di un quartiere di Can Tho, che si regge su due strette vie parallele. Le due più piccole arterie che tengono in vita la più grande città del Delta del Mekong.
La storia di chi possiede tutta la vita dentro una stanza, di chi con un solo abbraccio può fare la valigia e partire, ma alla fine resta.
Il mondo in una stanza
Con un timido sorriso, le persone mi hanno concesso di oltrepassare il loro più intimo confine, e mi hanno accolta in quel piccolo spazio, nel quale è racchiusa tutta la loro essenza.
Tutto accade in quell’unica stanza dove trascorrono il quotidiano, tra zuppe fumanti gustate sulla soglia, svolgendo il proprio lavoro e condividendo il tempo insieme, come fossero un’unica grande famiglia.
I muri che diventano pagine. Consumati dal tempo, intrisi di ricordi.
Il susseguirsi di ritratti, custoditi gelosamente, affiancati l’uno all’altro come a mantenere ancora più stretto quel legame.
Un giovane volto illuminato da una lampadina, un vecchio orologio che scandisce il tempo, forse in modo più lento e consapevole, un lumino che tiene acceso il ricordo di una persona cara.
Uno sguardo malinconico a un passato di dolore e di speranza.
Le bobine di fili colorati che si intrecciano, pronti a tessere una nuova storia.
I diplomi scolastici come grandi opportunità.
Un pavimento che diventa la terra sulla quale affondare le radici.
Un amore che veglia su una nuova vita.
Una moto d’epoca che diventa un diamante incastonato in un anello appena forgiato.
Lo sguardo che va oltre la soglia, il panorama che è sempre lo stesso: illuminato, piovoso, silenzioso, profumato, confortante.
Ritrovare la vera essenza nei piccoli gesti, nella gentilezza, nei sorrisi e negli occhi.
Con questo intreccio di vite, il Vietnam mi ha dato il suo buongiorno, ricordandomi che è proprio in un piccolo spazio, in quell’unica stanza, che sono racchiuse le storie più autentiche.