Classe 1993, ribelle e testarda, la sua voglia di viaggiare e scoprire il mondo inizia ancor prima di imparare a camminare, grazie ai suoi zii che le fanno provare il brivido dell’aereo a 6 mesi. Nonostante un lavoro fisso e una buona posizione manageriale, Giada non si arrende nel voler dare voce a chi non l’ha e nel far luce sulle discriminazioni nel mondo. La sua determinazione la spinge a riscriversi all’università intraprendendo il corso magistrale di diritti umani e difesa dell’ambiente.
La sua sete di conoscenza e la voglia di scoprire la mette dentro uno zaino di 30 litri, che l’accompagna nei suoi viaggi in solitaria dove si immerge nella cultura locale. Inizia a scrivere un diario ma si rende conto che manca qualcosa nei suoi racconti e così inizia a fotografare. La fotografia diventa il connubio perfetto per dare immagine a quei sentimenti che prova, una vera testimonianza di ciò che vede. Giada non ama le regole e preferisce un’immagine in cui ritrova un’emozione forte, un impatto visivo, dove molto spesso si può immortalare quello che non si può vedere ad occhio nudo.
Nonostante la sua poca esperienza, Giada si butta, sperando che un giorno tutto ciò possa diventare il suo lavoro, nella consapevolezza che comunque vada, continuerà a raccontare storie di realtà nascoste nella speranza di sensibilizzare e promuovere un cambiamento sociale.