Una comunità al crocevia del suo destino

I pastori Fulani del villaggio Djalingo Tchoumpa 1
di Djilo Louis Blaise
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Tchoumpa_Djalingo 1 | Djilo Louis Blaise, ©2024

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Garoua, Camerun

Il villaggio Djalingo Tchoumpa 1 sorge nella valle del Bénoué, a 15 km a sud della città di Garoua, capitale della Regione del Nord, in Camerun. I suoi abitanti sono pastori Fulani, un popolo nomade proveniente dalla Nigeria che più di 45 anni fa si è insediato lungo le rigogliose rive del fiume Bénoué.

In questa comunità l’allevamento di vacche, pecore, capre è da sempre la principale fonte di sostentamento. Le vacche, in particolare, costituiscono la maggior parte della ricchezza. Non sono solo una preziosa fonte di cibo, ma definiscono anche lo status sociale di chi le possiede. La vita di questi pastori è legata a doppio filo al benessere dei loro animali. Per decenni l’ambiente in cui vivere è stato scelto in base alla possibilità di nutrire il bestiame, superando confini nazionali o spazi geografici alla ricerca dei pascoli migliori.

Con il passare del tempo, però, le cose sono cambiate. Il degrado delle vie di transumanza, la forte crescita demografica, la riduzione delle aree da pascolo e gli effetti negativi causati dal cambiamento climatico hanno dato origine a numerosi conflitti sulle risorse ancora disponibili su questo territorio. Allevatori, agricoltori e altri soggetti interessanti hanno cominciato a contendersi acqua e pascoli. In breve tempo la situazione è peggiorata. Ci sono stati frequenti furti di bestiame e rapimenti di allevatori. Così, per evitare ulteriori problemi, i pastori Fulani hanno deciso di stabilirsi a Djalingo Tchoumpa 1 e di adattare le loro pratiche di allevamento a questo nuovo stile di vita sedentario.

Tchoumpa_Djalingo 1
Tchoumpa_Djalingo 1 | Djilo Louis Blaise, ©2024

La pratica della pastorizia

Djalingo Tchoumpa 1 è un agglomerato di gruppi di capanne fatte d’argilla con tetti di paglia, dispersi tra campi e pascoli. La vita quotidiana di questi pastori si svolge al ritmo delle leggi della religione islamica.

Nella stagione delle piogge, appena dopo la prima preghiera del giorno, gli uomini radunano il bestiame. Come prima cosa, le vacche vengono munte. Poi, tutti gli animali vengono portati nelle aree dedicate al pascolo, situate appena fuori il villaggio per evitare che pascolando questi animali distruggano i raccolti in fase di semina. All’inizio della stagione secca, invece, gli animali vengono lasciati vagare sui residui del raccolto nei campi del villaggio. Quando l’erba inizia a scarseggiare, i pastori portano le vacche a pascolare nelle aree foraggere lungo rive del fiume Bénoué. E ogni sera, i pastori riportano le vacche al villaggio per passare la notte.

Per garantire la propria sicurezza alimentare, alcuni allevatori coltivano cereali, soprattutto mais e sorgo. La coltivazione avviene utilizzando strumenti rudimentali, tra cui un aratro trainato dai vitelli più forti. Gli animali impiegati in agricoltura ricevono quotidianamente una razione di cibo supplementare, in modo da mantenerli in forze. Questi animali, poi, saranno venduti dopo tre stagioni di lavoro.

I giovani di fronte alle sfide delle realtà culturali e civili

I bambini di Djalingo Tchoumpa 1 vivono in un ambiente di pienezza e libertà. Partecipano attivamente a tutte le attività della comunità. Le loro giornate iniziano con il Djanguirde – lo studio del Corano. Successivamente svolgono alcuni compiti domestici (raccolta della legna, trasporto del latte, ecc.), prima di recarsi all’unica scuola primaria del villaggio. Nonostante le difficili condizioni, i ragazzi e le ragazze di questo villaggio si impegnano quotidianamente nello studio. Ma non tutti purtroppo riescono a proseguire il proprio percorso formativo. L’assenza di banchi, la penuria di materiale scolastico e la mancanza di certificati di nascita per tanti di loro sono tra i fattori principali che spiegano l’alto tasso di abbandono scolastico. La maggior parte di questi giovani decide così di tornare alle attività pastorali o di dedicarsi a lavori di sopravvivenza, come fare gli operai o i tassisti in moto, con la speranza di poter un giorno migliorare le proprie condizioni di vita.

Tchoumpa_Djalingo 1
Tchoumpa_Djalingo 1 | Djilo Louis Blaise, ©2024

Il ruolo delle donne nel villaggio

Le donne del villaggio si occupano principalmente delle attività domestiche ed economiche di sussistenza per le loro famiglie. Preparano i pasti, curano i figli e si occupano della lavorazione e commercializzazione del latte, una delle principali fonti di reddito regolare per le famiglie di questo villaggio. Una volta alla settimana, le donne vanno al mercato della città di Garoua per vendere i loro prodotti. Tra questi, il Kossam – semplice latte cagliato – e il Dakeré, uno yogurt con l’aggiunta di semolino di patata dolce. Il ricavato di queste vendite viene utilizzato per acquistare beni di prima necessità non disponibili nel villaggio, come sale, zucchero, sapone, spezie.

Un futuro incerto

Gli abitanti di Djalingo Tchoumpa 1 si trovano a un bivio. La loro esistenza, radicata in tradizioni millenarie e fortemente legata alla terra, è destinata a scontrarsi con i repentini cambiamenti del mondo contemporaneo. E nel mezzo di questi cambiamenti e delle incertezze del domani che viene, su una cosa gli abitanti di Djalingo Tchoumpa 1 possono contare, e che rappresenta il loro “stare”: la vita va avanti, un passo alla volta. Anche in questi luoghi.

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Tchoumpa_Djalingo 1 | Djilo Louis Blaise, ©2024
Testo e Foto:  Djilo Louis Blaise
Testo edit:  Lisa Zillio
Testo originale in Inglese - Traduzione interna
Camerun
Garoua, Camerun
DooG's Contributor
Djilo Louis Blaise
Camerun
Photographer

© Portfolio - Una comunità al crocevia del suo destino

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