Rafael è un uomo di cui la vita ha scalfito ogni singolo solco sulla sua pelle.
L’ha fatto talvolta in maniera ingiusta, talvolta in modo immeritato, ma l’ha fatto. L’ha fatto perché pensare fuori dagli schemi, essere un uomo di “pensiero” – come lui stesso si definisce – porta inevitabilmente a delle conseguenze.
La vita dà le carte, e le dà una volta sola. Non puoi rigiocarle, puoi solo puntare su quello che hai. Puoi solo sperare che nell’andirivieni incessante del mondo arrivi un momento in cui la tua mano sia la migliore. Rafael sta ancora aspettando questo momento. Lo aspetta da quando, nel 2013, scappa dal Venezuela per la morte di Chàvez a cui succede Maduro. Per un uomo di “pensiero”, vivere sotto l’ombra ingombrante di un dittatore diventa insostenibile. Lo diventa ancora di più quando oltre a essere un pensatore si è anche un attivista, un professore, un giornalista. Schierarsi in prima linea contro il proprio governo porta a delle conseguenze, la tua mano non può vincere. A vincere è sempre il banco.
Non resta altra soluzione, quindi, che iniziare quel lungo andirivieni della vita. Non resta che sperare in una mano migliore.
Il banco vince
La speranza, molto spesso, in letteratura come nella vita reale, si trasforma in viaggio. Viaggio che ai giorni nostri si assimila a una connotazione negativa, a un tono politico, a un tono di diversità.
Prima Cuba, poi l’Iran, fino ad arrivare in Italia. Questo è stato il viaggio che Rafael ha dovuto affrontare.
Viaggiare significa anche conoscere, ma in questo caso significa sopratutto scappare, ammettere una propria colpa.
Ed è così che una volta in Italia, una volta a Roma, arriva quella fatidica chiamata che sancisce la sconfitta di Rafael: “Non tornare, hanno sequestrato la tua casa”.
Poche semplici parole, epigrafiche, come un epitaffio sulla tomba della Collina di Spoon River di Lee Masters. Il banco vince sempre. Il banco ha vinto anche stavolta.
Inutili le richieste di asilo come rifugiato politico, inutili i tentativi di chiarimenti.
Il banco ha vinto, il professore lo sa, l’uomo di “pensiero” lo sa, Rafael lo sa. Da questo momento la vita inizia a scalfire Rafael, inizia a scalfire l’uomo. Come una roccia levigata dal vento del golfo.
Inizia così una vita per strada, a Roma, in Italia.
Prima la stazione Termini, poi San Gregorio al Celio. Iniziano le discriminazioni, il sentirsi ingiustamente fuori posto per una colpa non tua. Bisogna aspettare una mano migliore, una mano che riesca a dare un po’ di speranza. Questa mano arriva, esattamente per il motivo per il quale non può più tornare in Venezuela, per il suo pensiero politico. Ad aiutarlo nei momenti di difficoltà è infatti l’occupazione di Viale delle Province, vicino al Verano. L’epitaffio questa volta ha un suono diverso, sa di speranza.
Un tetto sulle spalle a un uomo di “pensiero” può servire non solo per proteggersi ma per inventare. Rafael sta per pescare una buona mano. Attraverso la rete di occupazioni a Roma e tramite diverse donazioni riesce a fondare all’interno dell’occupazione un qualcosa di mai visto prima: una biblioteca.
La biblioteca Mondo Piccolo.
Il Mondo Piccolo
Una biblioteca, spazio di inclusione per eccellenza, all’interno di un’occupazione è di per sé un ossimoro ma allo stesso tempo una conferma. È una conferma perché si vuole creare aggregazione tra i vari “condomini”, ma sopratutto si vuole creare inclusione con il mondo esterno.
L’occupazione è una realtà grigia fatta di varie entità che riescono a ricostruire una dignità e a lottare per il diritto alla casa. Al contempo però prevarica le leggi, andando a creare un filo di tensione tra ciò che vi è dentro e ciò che vi è fuori. Una biblioteca scardina questo filo e, oltre ad aprire la mente, apre anche dei confini fino a quel momento invalicabili.
È un “Mondo Piccolo” perché è il piccolo mondo di un uomo che non si è mai arreso e che non si è mai tirato indietro, che ha continuato a giocare, pur sapendo della vittoria del banco. È un mondo in cui Rafael si rifugia e che apre per dare rifugio. Quello stesso rifugio che a lui è stato negato. È un mondo che prova a sostituire quello di partenza, quello di cui, ormai, dopo tanti anni, ricorda solo gli odori. Il banco però vince sempre, questa volta con un finale dolce amaro. Lo sgombero significa la fine della biblioteca, ma anche una casa per Rafael. Magari “el Tiempo” porterà un giorno nuove energie, porterà una fine migliore.