Messico e nuvole cantava Enzo Jannacci negli anni Settanta.
Oggi alle nuvole si potrebbe sostituire la parola “bollicine”, usando un altro famoso titolo, stavolta degli anni Ottanta. Questo perché nei quattro mesi che abbiamo passato qui in Messico, soprattutto nello Stato del Chiapas, ci siamo resi conto di quanto sia elevato il consumo di bevande gassate e zuccherate in questa parte del mondo.
Nella quotidianità delle persone
Siamo nell’area di San Cristóbal de Las Casas, uno dei luoghi più visitati dello Stato del Chiapas, già sua capitale in epoca coloniale. Percorrendo le strade principali della città e dei piccoli centri abitati che la circondano c’è una cosa che ci rimane impressa nella mente come una stonatura: le insegne di colore rosso acceso e blu che decorano la maggior parte dei negozi, che siano botteghe di alimentari o bancarelle. Ci sono anche dei piccoli ristoranti interamente arredati con i cartelloni pubblicitari di un famoso marchio, sedie e tavoli compresi. In questi luoghi i messicani si incontrano per mangiare dei deliziosi tacos, accompagnati immancabilmente dalla loro bibita gassata preferita. È difficile infatti vedere un avventore consumare dell’acqua. Anche per strada la situazione non cambia: le persone camminano con una bottiglietta di queste bevande in mano. E ci è capitato più di una volta di notare intere famiglie a passeggio portare con sé una bottiglia da due litri di refrescos (così vengono chiamate qui le bevande gassate) per placare la sete nelle calde giornate messicane.
Secondo uno studio di Jaime Tomás Page Pliego condotto nel 2019 per il Centro de Investigaciones Multidisciplinarias sobre Chiapas y la Frontera Sur (CIMSUR), ogni residente del Chiapas – bambini compresi – beve in media 683,8 litri di refrescos l’anno. La media mondiale di consumo di queste bevande è di 25 litri all’anno per persona. La bevanda gassata più consumata in quest’area è la Coca-Cola. Diverse sono le ragioni alla base di questo fenomeno, tra cui scelte politiche, strategie di marketing particolarmente aggressive – per esempio costruire campi da basket marchiati Coca-Cola per i pueblo –, la presenza fin dagli anni Novanta di un impianto di imbottigliamento appena fuori San Cristóbal de las Casas, la facilità con cui si può acquistare una bottiglia di Coca-Cola rispetto a una di acqua – nelle case l’acqua potabile spesso non è disponibile – e il prezzo estremamente competitivo, come abbiamo visto nel piccolo pueblo di Zinacantán osservando la tabella dei prezzi appesa fuori dagli alimentari.
Nella chiesa del pueblo
La Coca-Cola è talmente penetrata nella quotidianità delle comunità locali che è diventata parte integrante di molti riti religiosi e, di conseguenza, anche di altre occasioni sociali. Tra le comunità indigene risalenti ai Maya Tzotzil del pittoresco pueblo di San Juan Chamula, a pochi chilometri da San Cristóbal de las Casas, esiste la credenza che “ruttare” liberi l’essere umano dagli spiriti maligni e aiuti a purificare il corpo e l’anima. Inoltre si crede che la Coca-Cola nutra gli spiriti buoni e sia di aiuto ai malati.
Quando entriamo nella chiesa situata al centro del pueblo veniamo accolti da un’atmosfera surreale. Qui si praticano riti di sincretismo religioso tra statue di santi, il fumo delle centinaia di candele accese e galline destinate al sacrificio. Il pavimento è completamente ricoperto di aghi di pino e non ci sono i classici banchi che ci si aspetterebbe di vedere in una chiesa cattolica. Vicino alle candele, agli incensi e ad altri oggetti rituali ci sono anche delle bottiglie di Coca-Cola o di Pepsi – più economica. Queste sostituiscono il pox, una specie di grappa ricavata dal grano e dalla canna da zucchero usata per nutrire gli spiriti durante i rituali, e che è stata via via abbandonata a causa delle pressioni esterne sulle comunità indigene per eliminare l’uso di alcolici.
Ci informano che qui è vietato scattare fotografie perché si crede che una fotografia possa rubare l’anima alle persone immortalate. Quando usciamo dalla chiesa, troviamo gruppi di persone in festa che suonano e cantano, brindando con birra e Pepsi.
Salute e ambiente vengono ignorati
In questa terra ricca di tradizioni e tanta natura molte persone vivono sotto la soglia di povertà ma, nonostante questo, consumano giornalmente bibite gassate. Il perché è facilmente comprensibile ma le conseguenze sulla salute delle persone e sull’ambiente sono spesso sottovalutate, anche dalla popolazione locale.
Le autorità sanitarie, infatti, registrano un aumento di casi di diabete mellito di tipo 2, di obesità e di problemi ai denti fin dalla più tenere età. Inoltre lo sfruttamento delle risorse idriche da parte degli impianti di produzione di queste bevande e la pratica di buttare a terra le bottiglie di plastica vuote stanno portando il paese verso un disastro ambientale di enormi proporzioni. Purtroppo non c’è un angolo del Messico dove non si veda una bottiglia o una lattina a terra e nella zona di San Cristóbal de las Casas i corsi d’acqua rischiano di rimanere a secco.