Valparaíso, 31 gennaio 2020
“Posso chiamarti? Potrebbe essere importante!”
Inizia tutto con una telefonata, si libera un posto per un viaggio, il Viaggio. Hai sei giorni per organizzarlo, lo sogni da una vita. Sudamerica, si parte mercoledì. E come dire no a due mesi on the road? Invio la copia del passaporto. Ormai non si torna più indietro.
L’avventura inizia ancor prima di lasciare la propria terra, perché lasciare il mio sud è sempre un’avventura. Mi ritrovo a macinare i primi chilometri con compagni di fortuna. Elvira, 74 anni e un polipo congelato di 3 chili e mezzo nella borsa, chiacchiera così tanto che le tre ore in treno volano. Amin, 27 anni tunisino, la notte a Roma in aeroporto scorre tra risate e caffè. A Parigi l’incontro con il gruppo, l’imbarco all’ultimo minuto. Sono calma, felice e anche un po’ spaventata. Tra 12 ore sarò oltre oceano e da lì in poi ci saranno infinite altre storie.
Apro gli occhi, l’aereo vola da 13 ore, la notte sta schiarendo e un sole capovolto si affaccia dalle nubi. La cordigliera innevata ci scorre sotto, sembra quasi di poterla toccare a 30.000 piedi da terra. Siamo in Cile, la nostra prima tappa. L’atterraggio è veloce, forse troppo, mi gira la testa e non solo per l’emozione.
L’odore in terra latina è come lo immaginavo. Siamo arrivati, davanti a noi si apre la strada.