Valparaíso, 2 febbraio 2020
Uno dei privilegi di fare il nostro mestiere è quello di poter raccontare i pensieri più intimi delle persone che andiamo a incontrare.
Siamo fermi da un paio di giorni a Valparaíso per preparare i furgoni e le moto al lungo viaggio e abbiamo deciso di girare le prime interviste ai partecipanti della missione. Queste prime interviste sono sempre le più difficili: la videocamera spesso intimorisce e lascia senza parole. Proprio per questo abbiamo deciso di impostarle come fossero un dialogo, dove non ci sono imbarazzo o aspettative ma solo il desiderio di ascoltare quello che si vuole condividere tra compagni di viaggio.
A turno Egidio, Isabella, Marco, Dino, Veronica, Celestino, Marco, Davide, Valter, Norbert, Erhard, Eckart e Luigi sono venuti a trovarci nell’angolino che avevamo allestito in cortile. Una panca, un tavolino, una sedia, travi di legno azzurro come sfondo. Gabriele si è seduto di fronte e ha iniziato con una domanda semplice: “…è la prima volta per te in Sudamerica?“
Rotto il ghiaccio, le risposte sono state tante, ma la parte per me più emozionante è stata quando tutti loro hanno condiviso con noi le proprie aspettative per questa missione, le motivazioni che li hanno spinti a intraprenderla, le difficoltà di lasciare casa e l’augurio finale per i propri compagni di avventura.
Personalmente, vorrei che questo viaggio mi facesse sentire fuori posto, che mi lasciasse stupita, attonita e innamorata di questa parte di mondo ancora più di prima. A loro, auguro di perdersi lungo queste rotte, di liberarsi dai ritmi di un’abituata normalità e di ritrovarsi a Lima con una nuova pelle.
Sarà un privilegio e un onore percorrere con loro – e raccontarlo – una delle terre più affascinanti al mondo. E come ci ha detto Jonathan, il nostro autista del primo giorno “in Cile, se stai fermo e non vedi montagne attorno a te, vuol dire che stai sulla montagna”.
Ed è ora di vederne di nuove.