Ponte Internazionale Uruguay - Argentina
Ponte Internazionale Uruguay - Argentina (Fray Bentos) - Gabriele Orlini, 2023

Questo articolo è disponibile anche in: English

Lisa Zillio

L’attesa, la partenza e adesso non ci si ferma più

Ogni giorno si riparte. Il viaggio è lungo. Ma dopo i primi incontri il cuore è già un po’ più pesante.
Pubblicato il 15 Ottobre 2023

Abbiamo trascorso circa una settimana a Montevideo. Il container con le moto e il van di supporto è arrivato con un paio di giorni di ritardo. Poi, ci sono state le procedure doganali che, come spesso avviene, hanno tempi incerti. Stanchi del viaggio in aereo durato un paio di giorni per i numerosi scali, abbiamo apprezzato passare il weekend all’ombra degli alberi di Canelones, nella Ciudad de la Costa alle porte di Montevideo dove eravamo ospitati. Poi però l’attesa si è fatta sentire. Quando parti per un viaggio del genere non vedi l’ora di metterti sulla strada. I motociclisti lo sanno bene. Si sente scalpitare nelle vene una frenesia difficile da descrivere. Le ore iniziano a passare più lente e ci si trova imbrigliati nella noia di far passare il tempo. L’attesa diventa frustrazione. Si cerca di accelerare le cose con qualche telefonata. Ma il tempo necessario è quello che è. Tocca aspettare. Ma sempre attaccati al telefono in attesa di un messaggio. Impossibilitati ad organizzare qualsiasi cosa perché la dogana ci potrebbe chiamare da un momento all’altro. 

Noia. Frustrazione. Attesa. Insofferenza.

Poi arriva un messaggio: “Venite al porto per le 15:00, non più tardi”. Noi siamo di base a un’ora dal porto. E il messaggio arriva alle 14 abbondanti. Prendi di corsa i documenti necessari. Trova un taxi. Immergiti nel traffico della capitale. “Ma è questa la strada più veloce?” Domandiamo al tassista che ci ha fatto andare per il centro, quando nei giorni precedenti ci eravamo recati in città per la strada costiera”. “Sì, certo, è la più corta”, ci conferma lui. La fretta di arrivare ci acceca. Le mani tamburellano freneticamente sulle gambe. Ogni semaforo rosso diventa un affronto personale. Sul navigatore guardiamo speranzosi i chilometri che si assottigliano. “Ci siamo quasi. Ci siamo quasi.” ripetiamo a ogni metro. Finalmente, dopo una curva, si apre davanti a noi il grande porto. Le gru svettano sulle pile di container ammassati. Abbiamo poche ore prima che faccia buio. Dobbiamo darci da fare.

Scarico mezzi, porto di Montevideo
Scarico mezzi al porto di Montevideo – ©Gabriele Orlini, 2023

Il rito del container

Sbrigati i primi documenti, ci dirigiamo verso il nostro container. Lì ci aspettano dei portuali per il rito dell’apertura. Uno di loro chiede conferma che sia tutto a posto. Noi controlliamo il sigillo. “Sì, tutto a posto, dai apriamo!” gli rispondiamo. Una grande tronchese fa saltare il blocco. Le porte si aprono e finalmente possiamo riabbracciare le moto e il van. Con un lavoro di squadra degno dei pit-stop di formula 1 ci si organizza per rimettere le ruote al furgone – tolte per farlo stare dentro al container –, montare il portapacchi, riattaccare la batteria alle moto e poche altre cose per far sì che si possa ritornare alla base quanto prima. Il tempo scorre, gli imprevisti accadono – due moto sono completamente a secco. Cerchiamo un benzinaio nei dintorni, ma senza gli ultimi documenti non possiamo uscire. Per averli, però, dobbiamo portare i mezzi in un’altra area del porto. Per fortuna arriva Miguel. Miguel è l’incaricato della polizia che fin dal primo giorno qui si è preso cura di noi. Miguel, una persona dall’animo gentile. Arriva con il figlio di otto anni, dopo essere andato a prenderlo a scuola. Carica un paio di noi in macchina, ci porta a fare i documenti e a prendere una tanica di benzina. La situazione si è nuovamente sbloccata in un battito di ciglia. Ed eccoci sulla strada.

La partenza

Il giorno seguente abbiamo allestito moto e furgone. La mattina dopo siamo partiti. Prima di lasciare Montevideo abbiamo fatto un passaggio all’Ambasciata d’Italia. Avevano organizzato un piccolo rinfresco per augurarci buon viaggio, invitando anche i rappresentanti delle istituzioni di Germania, Turchia e Portogallo, oltre a Interpol, Polizia e il Nunzio Apostolico. Strette di mano, risate, abbracci, un ottimo caffè insieme a dei dolci deliziosi e il tempo è volato. Dobbiamo andare. Le moto si accendono e tutti ci augurano che il “recorrido” vada bene. Ci rivedremo qui di nuovo tra due mesi in una serata a noi dedicata in cui racconteremo la spedizione. L’affetto che percepiamo è commovente, come il tupperware rosa con dentro un dolce per il viaggio. “Mi raccomando: mangiate, dormite e non fatevi strapazzare da tutti questi uomini” ci dice con calore la signora Anna, la moglie dell’Ambasciatore d’Italia a Montevideo, porgendoci il contenitore. Un gesto di una gentilezza che non dimenticherò. 

Da quella mattina non ci siamo più fermati. Abbiamo macinato chilometri verso nord. Siamo in ritardo di due giorni sulla tabella di marcia. Da Montevideo siamo arrivati a Rosario. Qui siamo stati accolti ormai a sera inoltrata dalla Comunità di San Yoachin e Santa Ana. Eravamo in ritardo perché alla dogana con l’Argentina ci avevano fatto svuotare il van per controllarlo. Due ore perse. Nonostante questo, però, loro erano lì per noi. Ci hanno aspettato per mangiare insieme. Riso, pollo fatto all’argentina su una brace sibilante, condito con il “chimi” (chimichurri), e insalata di patate. Una convivialità sincera, culminata in un ballo tradizionale di gruppo.

Dare da mangiare a chi non ha nulla

La mattina dopo siamo stati al loro “merendero”, un comedor che due volte la settimana offre pasti gratuiti per chi nel barrio non può permettersi di fare la spesa. Dici il tuo nome e ricevi una porzione o due di pasta con pollo da consumare a casa. C’erano molte persone in fila. Molti più bimbi che adulti. 

Domani si riparte. Il viaggio è lungo. Ma dopo ogni incontro, il cuore è già un po’ più pesante.

Comedor comunitario
Comedor Comunitario, Rosario .- ©Gabriele Orlini, 2023
Testo:  Lisa Zillio
Foto:  Gabriele Orlini
Testo originale in Italiano - Traduzione interna
uruguay
Montevideo, Uruguay
DooG's Founder
Lisa Zillio Profilo
Italia
Filmmaker | Producer
La missione umanitaria della Onlus MotoForPeace in Sud America nel 2023, attraverso Uruguay, Argentina, Bolivia, Cile, Argentina.

DooG Reporter | Stories to share

Tutti i diritti riservati ©2024