Port Montt, 7 febbraio 2020
Guarda la strada.
Sono giorni che scorre dritta davanti a noi. Un’autostrada senza barriere. Ogni tanto qualcuno l’attraversa, a intervalli regolari le fermate del bus. Tanti i posti da vedere, ma dobbiamo affrettarci, il programma è slittato e per recuperare imbarcheremo moto e furgoni sul battello, la “Naviera Austral”.
Alle 20:30 siamo a Port Montt.
Ad attendere sulla banchina tir, auto, furgoni colarati, moto. E ancora ragazzi con lo zaino in spalla, famiglie, turisti in bicicletta. Mi chiedo se la piccola imbarcazione reggerà tutto quel peso. L’attesa è lunga, prima salgono le moto, per ultimi i furgoni. Attraverseremo una lingua di mare costeggiando la terraferma, tra isolotti e insenature.
Alle 23:00 la partenza.
Si alza il vento, il freddo incalza, il ponte lentamente si svuota. Resto ancora un po’. Le sagome solitarie vagano nella notte schiarita dalla luna. Gli occhi iniziano a chiudersi, vado a cercare il mio posto. La porta pesante sbatte alle mie spalle, qualcuno russa disteso al caldo sulle ampie poltrone.
Supero il bar e la lunga fila che attende il suo turno, l’odore di caffè e panini caldi riempie la sala. Le tv passano film diversi e i bambini le guardano appassionati. Le luci sono spente e con difficoltà trovo i miei compagni strizzando gli occhi nel buio.
Mi addormento, lasciandomi cullare dalla calma traversata. L’alba ci sorprende, intensa, come questa terra a me ancora sconosciuta. Sono le otto del mattino, dopo 9 ore il battello attracca a Chaytén.
Si apre una nuova strada, la carretera Austral, le porte della Patagonia Cilena.