Santiago del Cile, 4 febbraio 2020
“Andiamo! Andiamooo!”
Questo per i prossimi due mesi sarà per noi il buongiorno. Alle 7 di mattina siamo partiti da Valparìso alla volta di Santiago del Cile, la prima tappa del nostro viaggio verso sud.
Siamo finalmente sulla strada. E siamo un gruppo. Ogni moto ha un numero appiccicato sul cupolino frontale e – lo stesso numero – sulle borse dietro. Si procede in colonna seguendo l’ordine numerico, mentre i due furgoni cambiano posizione a seconda della situazione. Alcune volte entrambi seguono le moto, altre uno fa da apripista e uno chiude la fila o, come si dice in gergo, fa da pattumiera.
In moto hai sempre un compagno che ti guarda le spalle e uno che ti apre la strada. E tu, a tua volta, sei gli occhi di un altro. Nessuno rimane indietro: si fa benzina secondo le esigenze della moto che ha il serbatoio più piccolo. Se si nota qualcosa di strano su un altro mezzo – per esempio oggi abbiamo visto le borse laterali di uno di noi pendere in modo innaturale verso destra – lo si dice alla radio e chi è più vicino dà un’occhiata per capire se c’è un problema o confermare che va tutto bene. La radio in questo viaggio è fondamentale: una a testa per mantenere il contatto, passarci le informazioni – per esempio quanto costano i continui pedaggi delle carreteras sudamericane – o, semplicemente, per coordinarci nei movimenti.
Ci si aiuta tutti, ma ognuno è responsabile per sé. Alla mattina si raccolgono le proprie cose e le si caricano sui mezzi seguendo un work flow che ogni motociclista ha sviluppato negli anni e che corrisponde alle proprie esigenze. Osservare questo rituale ti permette di conoscere un po’ meglio sia la persona sia la moto: c’è chi preferisce avere a portata di mano la pinza perché sa che ne avrà bisogno lungo la via, e chi la mappa stradale, nostalgicamente cartacea.
Siamo tutti ingranaggi di un meccanismo che funziona solo se ci muoviamo con coordinazione e ci aiutiamo. Per questo, come mi ha detto qualcuno una volta “porta sempre con te un paio di calzini anche per il tuo compagno di strada”.
Noi di DooG Reporter abbiamo creato il nostro “ufficio on the road” nei tre posti dietro del furgone “deposito”, quello che porta le valigie, materiale tecnico, casse di acqua,… L’altro è il furgone officina dove, oltre a tutto il necessario per fare piccole riparazioni, c’è anche la cucina e la cambusa.
Ma non vi svelo nulla di più sulla nostra sistemazione perché Gabriele ve lo racconterà in uno dei nostri prossimi post.