
Cambo Notes: 1-2 sett. 2019
Nella foresta degli immortali
Avanza lento tra le fronde degli alberi guidato dal suo mahut in un silenzio quasi liturgico. La foresta gli accoglie ed è testimone del loro dialogo muto.
Avanza lento tra le fronde degli alberi guidato dal suo mahut in un silenzio quasi liturgico. La foresta gli accoglie ed è testimone del loro dialogo muto.
Una piccola comunità Cham. Pescatori musulmani che vivono ai bordi del Mekong fronte lo scintillante Riverside di Phnom Penh
Tornai in Africa due anni dopo per capire cosa significava vivere nella savana, in una capanna di fango, la quotidianità di un popolo, quello Masai.
La convivenza tra esseri umani ed elefanti non è semplice e si basa su un equilibrio precario reso ancor più fragile dai repentini cambiamenti in quest’area.
Kompong Luong è una cittadina autosufficiente edificata sulle acque del lago Tonle Sap, dove ogni costruzione galleggia, saldamente fondata su barche e zattere.
In swahili è il medico woodo, ma per tutte le genti della foresta è semplicemente “o curandeiro” che in portoghese vuol dire “il guaritore”.
Tutti hanno timore del guaritore; ancora oggi molti si affidano a lui per piccoli mali e grandi drammi.
Non solo per curare il corpo ma, molto più frequentemente, per riequilibrare gli spiriti contro.
Senza nomi, senza documenti, senza nazionalità, senza tempo. Questo è scandito solo dai venti, dalle onde del mare e dalla luna. Non possiedono un calendario e la maggior parte di loro non conosce neppure la propria età. Sono liberi. Liberi di navigare e adattarsi ai flutti in modo quasi soprannaturale.
Imparai molto rapidamente che in Africa la distanza si calcola sempre in Tempo e mai in Chilometri.
Mi insegnarono che l’imprevisto può essere considerato pianificato.
Che il trascorrere del Tempo corrisponde all’inizio di un Evento e in mezzo c’è il nulla.
Che non c’è mai un momento giusto per partire.
E ancora meno la certezza di arrivare.
Tra la densa vegetazione pluviale i Lahu si muovono silenziosamente, accompagnati dal fedele cane da caccia (…)
Oltre a cacciare con un vecchio fucile, i Lahu si dedicano anche alla raccolta di erbe medicinali, legna da ardere, larve, frutta secca e ghiande, da portare al villaggio.
I tre uomini, con machete e la foga del silenzio, iniziarono a violentare il terreno di quella magica foresta. Fendenti precisi e profondi. I corpi immersi nella melma fino alla bocca, lottavano contro gli insetti, contro la fatica e, con le sole mani nude, rubavano pesci bianchi e viscidi alle radici di quella foresta verde smeraldo, diventando loro stessi, a volte, parte di essa.
Sono la voce di un popolo che vive tra le isole dell’arcipelago Mergui al confine tra Thailandia e Birmania. Immerso nei miti dell’acqua e del vento, viveva seguendo il flusso del sole e del ciclo lunare, lontano dal nostro tempo, con la propria cultura orale.
Un’isola in particolare attira la nostra attenzione, Kho Phayam nel mare delle Andamane.
Qui, in questo luogo di pace e silenzio, vivono i Moken, gli ultimi nomadi del mare. Un popolo ancestrale che conta ormai poche migliaia di persone.
Rimani aggiornato sulle ultime Storie, sulle Masterclass e gli Eventi Speciali di DooG Reporter
Ma non scordare i fusi orari
Attention about the time zone (CEST)
Sede
Metropolitan City of Venice (Italy)